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Mi hanno chiamato Nonno Ultimo perché sono ultimo tra gli ultimi, un fantasma che cammina. Una creatura che respira, ma di cui nessuno ricorda l’esistenza!

Sono stato accalappiato e finito in canile nel lontano 2003, avevo solo due anni.

Da allora passo la vita a fissare un quadrato di cemento, dalle pareti vuote, spoglie dove l’unico arredamento sono creature maledette come me e un secchio di cibo e di acqua!

Ho passato 13 anni a fissare un muro.

Poi gli occhi di una volontaria si sono posati su di me: ha visto un cane brutto, vecchio, malandato.

E ha sentito una profonda vergogna per la sua specie, e pietà di me. In 13 anni nessuno ha mai avuto pietà di me. Non esiste nei luoghi dove veniamo confinati e nascosti agli occhi del mondo intero!

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Cover_Vergassola_acciugheDario Vergassola, La ballata delle acciughe, Einaudi 2014

In questo romanzo bestiale il personaggio che commuove i veri lettori bastardi è il padre del protagonista, con il suo cane Manicomio, preso in canile e perso in un incidente con la vespa.

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12 (1)Grace è una giovane pitbull terrier (red nose) di ca. 4 anni. È stata portata in canile dai suoi padroni. Le belle persone l’hanno sfruttata come fattrice, e quando il suo fisico ha cominciato a cedere, è stata buttata via.

Grace stava per morire.

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Paloma5 Paloma, uno dei cuccioli adottati l’anno scorso, è morta il 31 marzo 2016. Aveva sono 15 mesi.

Appena usciti per la solita passeggiata serale, euforica come sempre, si è improvvisamente accasciata a terra e si è spenta. Probabilmente ha avuto un’aneurisma.

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Vitellozzo3Vitellozzo, così lo abbiamo chiamato, perché è un po’ grassottello, e ha degli occhi struggenti, occhi che non guardano lontano perché non sanno cosa sia la vita fuori dal canile. La vita con Vitellozzo non è stata generosa. Entrato in canile a pochi mesi, nel lontano 2006, è rimasto murato vivo per ben 8 anni, aspettando che qualcuno gli portasse il cibo, una volta al giorno.

Quando lo abbiamo visto la prima volta, allungava la zampina attraverso la grata del box per cercare un contatto, chiamare a sé. Lo abbiamo portato fuori dal suo box per fare le foto e si è accoccolato ai nostri piedi, in cerca di carezze, e il suo sguardo diceva: «Portami via. Ti prego.»

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oogyUna grande storia familiare, d’amore e di umanità.

Nel 2002, la famiglia di Larry Levin incontrò un cane strano e sghembo: gli mancava un orecchio e aveva metà muso ricoperto da cicatrici. Ma Oogy si avvicinò fiducioso, conquistando la famiglia con la sua dolcezza.

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